Un viaggio tra gli scheletri

Un viaggio tra gli scheletri

Dopo mesi di ipotesi, ricerche e letture sulla vita degli esseri umani nella Preistoria, finalmente siamo andati a vedere le loro tracce al Museo Archeologico di Pegli.

Resti di animali ritrovati nelle grotte liguri
IMG_0213 (800x600) (2)Appena entrati un’archeologa ci ha mostrato la sala del Paleolitico. Al centro c’è una vetrina con lo scheletro di un orso delle caverne che hanno ricostruito usando le ossa ritrovate nella grotta di Toirano, che andremo a visitare il mese prossimo. Questi orsi se si alzavano potevano raggiungere i quattro metri di altezza. Nelle vetrine vicine abbiamo visto molte ossa di altri animali che vivevano nel Paleolitico in Liguria: di leone, di leopardo, di volpe, di marmotta, di stambecco, di alce, di lupo e di rinoceronte. Questo ci fa capire che nel paleolitico, in Liguria, si sono alternati periodi freddi (orsi, alci, stambecchi) e periodi caldi (leoni, rinoceronti).

IMG_0216 (800x600)L’uomo di Neanderthal e l’uomo Sapiens
Nella stessa sala era esposto un cartellone dove erano disegnati due uomini primitivi  a grandezza naturale, che vivevano in Liguria: uno era l’uomo di “Neanderthal”, l’altro era un “Sapiens”. L’archeologa ci ha fatto vedere la ricostruzione di due crani: il primo aveva le sopracciglia più sporgenti, la mandibola e i denti più grossi. Il cranio del “Sapiens” aveva la parte posteriore, dove c’era il cervello, più grande e si vedeva di più il mento.
Questi due tipi di uomini vivevano contemporaneamente in Liguria nell’ultima era glaciale. Quello di Neanderthal era più robusto, più basso, molto abile a cacciare gli animali di quell’epoca. Il Sapiens, più alto, era però meno robusto, ma quando cambiò il clima riuscì ad adattarsi meglio al nuovo modo di vivere. Mentre il Neanderthal si estinse, l’uomo Sapiens si diffuse in tutto il pianeta: oggi tutti gli esseri umani sono Sapiens.

Gli strumenti
L’archeologa ha tirato fuori alcune pietre che lavoravano nel Paleolitico, per farcele osservare e toccare. Ci ha fatto vedere il diaspro che è un po’ rossiccio, la selce e l’ossidiana che sembrava un vetro nero, lucido ed affilato.
Nelle vetrine c’erano molte pietre lavorate, punte di frecce, punteruoli, raschiatoi e ami di osso.

La sala del neolitico
IMG_0223 (800x600)Ci siamo seduti intorno ad una pedana su cui erano appoggiati molti strumenti del Neolitico. C’era un vaso di argilla che in alto aveva dei buchi per far passare la corda per poterlo appendere. Vicino c’era una macina formata da una base, fatta da una grande pietra ruvida, con un macinello, che era una pietra più piccola, arrotondata e liscia, che serviva per schiacciare i chicchi di grano. C’era anche un’ascia con il manico di legno e con la lama di pietra che se la giravi dalla parte più arrotondata si poteva usare come zappa. La falce per tagliare il grano era fatta con un legno a forma di mezzaluna con delle pietre appuntite incastrate nella parte interna. Poi c’erano dei peli di lana di pecora avvolti attorno ad un bastoncino che si chiama fuso. L’archeologa ci ha detto che quegli strumenti sono stati ricostruiti, perché negli scavi alcune parti non avrebbero potuto conservarsi. Noi gli abbiamo risposto che lana, grano, corde e legno si sarebbero decomposti.

Le sepolture
IMG_0254 (800x600)Al piano superiore, in una sala, abbiamo visto le sepolture di alcune persone del Paleolitico, trovateIMG_0251 (800x600) nella grotte della Liguria. Questi scheletri erano un po’ rossicci, perché allora avevano l’abitudine di seppellire i morti ricoperti da ocra rossa pestata.
La prima sepoltura è quella che gli archeologi hanno chiamato del “Principe”: c’è lo scheletro di un ragazzo di quindici anni che sulla testa ha una cuffia di conchiglie; la sua mandibola è spaccata e ha un buco sulla spalla sinistra, riempito di ocra gialla. In una mano teneva una lama di selce e accanto aveva delle specie di bastoni fatti di corna di alce, con un buco, che forse servivano per raddrizzare le IMG_0255 (600x800)frecce, delle conchiglie e dei ciondoli di avorio fatti con zanne di mammut. Proprio per tutti questi oggetti che circondavano lo scheletro, gli archeologi hanno ipotizzato che il giovane fosse considerato una persona speciale per la sua tribù.
Vicino c’erano delle altre sepolture: in una c’era un bambino e sopra aveva tante ossicine di code di scoiattolo, questo fa pensare che il bambino fosse coperto da una mantellina fatta di code di scoiattolo. In un’altra c’erano un adulto e un bambino.
Nella stanza accanto c’erano delle tombe che sembravano dei recinti fatti di pietre e dentro c’erano degli scheletri messi su di un fianco, rannicchiati. Queste sepolture sono del Neolitico. In questo periodo le ossa dei morti sono bianche, perché non si usava più l’ocra rossa.

 

Il laboratorio nella “Grotta del neolitico”
IMG_0293 (800x600)Finita la visita al museo archeologico siamo andati in una galleria che durante la seconda guerra mondiale serviva come rifugio antiaereo. Oggi gli archeologi l’hanno organizzata come se fosse una grotta utilizzata dagli uomini del neolitico per costruire i loro strumenti e ciIMG_0299 (800x600) fanno i laboratori per i bambini.
Noi ci siamo divisi in due gruppi e ci siamo alternati a fare due attività. Una era quella di preparare le corde. Si prendono dei rametti sottili di rafia, che si ricava dalle foglie di una palma e si bagnano; poi se ne prende un mazzetto e si divide in due parti; poi si attorcigliano e infine si intrecciano,
L’altra esperienza era quella di fare un buco sulle conchiglie per farsi delle collane. Ognuno di noi ha sfregato una o più conchiglie, dalla parte della gobba, su una pietra ruvida. Quando si è formato il buco ci abbiamo fatto passare un filo di rafia, l’abbiamo annodata ed ecco fatta la collana.

E’ stato molto divertente! Consigliamo a tutti gli appassionati di storia di andare a visitare questo museo archeologico che si raggiunge facilmente con il treno, infatti la stazione è proprio accanto a Villa Durazzo Pallavicini, dove si trova il museo.

Silvia, Simone, Martina, Vittoria, Niccolò; classe 3, scuola primaria Da Verrazzano

redazioneminiscoop
redazioneminiscoop@gmail.com
7 Comments
  • Pingback:Il Principe delle Arene Candide tra storia e fantasia | Miniscoop
    Posted at 07:36h, 09 Maggio Rispondi

    […] trovata una tomba del Paleolitico con un corredo funebre così ricco, per questo fu chiamato “Il giovane Principe delle Arene Candide”. Anche lo scheletro era ben conservato ma Cardini si accorse che la mandibola era ricoperta da […]

  • Federico S. 3a da Verrazzano
    Posted at 19:23h, 07 Giugno Rispondi

    Che bello scoprire cose nuove divertendosi e facendo gite

  • Mattia 3 A Da Verrazzano
    Posted at 21:56h, 07 Giugno Rispondi

    Lo cosiglio proprio a tutti

  • Federico S. 3a da Verrazzano
    Posted at 14:52h, 11 Giugno Rispondi

    Con questa gita oltre che aver scoperto cose nuove sul passato abbiamo anche imparato a fabbricare cose che prima non sapevamo fare tipo le corde del passato

  • Silvia A.
    Posted at 19:18h, 11 Giugno Rispondi

    A me è piaciuto molto fare le collane strofinando le conchiglie sulle pietre e fare le corde intrecciando la rafia. E’ stato molto utile e diverte perché impari a fare cose che prima non sapevi fare.
    Silvia A. classe 3a Da Verrazzano

  • Simone
    Posted at 20:08h, 14 Giugno Rispondi

    Oh mamma,! In vita mia non ho mai visto così tanti sceletri💀😱

  • Serain Federico
    Posted at 16:07h, 08 Marzo Rispondi

    è stato bello ma adesso non vedo l’ora di andare al museo egizio di Torino

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