18 Mag Un’organizzazione di persone “giuste”: Medici Senza Frontiere
Quest’anno noi, insieme ad altre classi, partecipiamo al progetto “L’albero dei giusti e delle giuste” e quindi siamo alla ricerca di “eroi e eroine” che si sono battuti contro le ingiustizie per aiutare gli altri. Dopo aver trovato molte persone “giuste” vissute nel passato, volevamo cercarne anche alcune che operano nel presente.
Per questo, stamattina, 16 aprile 2018, insieme ai compagni di quarta, a scuola abbiamo fatto un incontro con tre rappresentanti dell’organizzazione Medici senza Frontiere, un grande gruppo di uomini e donne che si occupa di curare le persone malate o ferite nei paesi del mondo più poveri oppure costrette alla fuga.
MSF è stata fondata nel 1971 in Francia, dove un gruppo di medici decise di unirsi per andare a soccorrere popolazioni in gravi crisi sanitarie, insieme ad alcuni giornalisti che li seguirono per documentare il loro lavoro. “Senza frontiere” vuol dire che loro aiutano tutti quelli che si trovano in difficoltà, indipendentemente dalla loro nazionalità, etnia, colore della pelle o religione. Per il loro impegno importante nel 1999 MSF ha ricevuto il premio Nobel per la Pace.
Nicola, che è stato il primo a parlare, fa l’architetto e ci ha spiegato che le persone emigrano, non solo per sfuggire alla guerra, ma per cercare lavoro e migliorare la loro vita e quella della loro famiglia, a volte per sopravvivere a catastrofi naturali, alla carestia o a epidemie.
Ci ha anche fatto vedere sulla LIM delle slide per spiegarci quali sono i paesi in cui ci sono maggiori flussi di immigrati: il numero maggiore è dal Messico agli Stati Uniti.
In un’altra tabella abbiamo visto che in Italia la maggioranza degli immigrati arrivano dalla Romania; abbiamo capito che questo succede perché queste persone fanno parte dell’Unione Europea e quindi possono spostarsi più facilmente perché hanno i documenti europei.
Nicola ci ha anche fatto riflettere su come, a volte, i giornalisti usino scorrettamente come sinonimi, parole che hanno significati molto diversi. Per esempio “extracomunitario” viene usato spesso in modo dispregiativo per indicare tutti gli immigrati. In realtà anche gli Svizzeri o gli Americani sono extracomunitari, perché non appartengono all’Unione Europea, ma in genere sono più ricchi di noi.
Noi pensavamo che gli immigrati che vengono in Italia con i barconi, usassero questi mezzi perché sono meno costosi dell’aereo. In realtà Nicola ci ha spiegato che spenderebbero molto meno pagando il biglietto dell’aereo e farebbero un viaggio molto più sicuro, ma il problema è che all’aeroporto bisogna presentare i documenti e loro non ce l’hanno, quindi devono fare dei viaggi molto più lunghi, pericolosi, spendendo molto di più, facendosi ricattare dai traghettatori.
Poi ha iniziato a raccontare la sua esperienza Nicolò, che nelle missioni lavora nell’amministrazione, cioè si occupa di acquistare tutti i materiali che servono per costruire gli ospedali, per arredarli, per le medicine, per il cibo e tutto quello che serve durante le loro missioni all’estero sia agli operatori, sia ai malati.
In un villaggio della Repubblica Democratica del Congo era scoppiata un’epidemia di colera, una malattia infettiva causata da batteri che vivono nell’acqua non potabile e si trasmette facilmente da una persona all’altra attraverso tutti i liquidi corporei. Infatti i malati si disidratano e possono anche morire per questo, se non curati in tempo, perché perdono tutti i liquidi del corpo attraverso vomito e diarrea. Nicolò ci ha fatto vedere le immagini del campo in cui hanno organizzato un centro sanitario.
All’esterno hanno montato delle latrine, separate per le persone sane, per quelle con la malattia più grave e altre per i malati allo stato iniziale. Poi hanno preparato delle docce chiuse, perché la pulizia era importantissima. All’interno di grandi tende hanno messo delle brandine con dei buchi, sotto ai quali mettevano dei secchi per raccogliere direttamente i liquidi che le persone più deboli espellevano, senza neanche più riuscire a raggiungerei bagni. Tutti i materiali, compresi i pavimenti erano di plastica per lavarli e disinfettarli continuamente. Addirittura in una immagine si vedeva che prima di passare da un ambiente all’altro si lavavano sotto alle scarpe con una pompa che buttava acqua e cloro.
Per spostarsi da un villaggio all’altro hanno dei fuoristrada, ma dato che strade asfaltate ce ne sono pochissime usano anche le moto o piccoli aerei. Durante le missioni e gli spostamenti devono sempre indossare maglie con il logo di MSF ed esporlo anche con bandierine sui mezzi di trasporto, perché la gente, conoscendo il loro impegno li rispetta e difficilmente li assale per derubarli.
Alla fine gli abbiamo fatto delle domande per capire come mai avevano deciso di fare parte di questa organizzazione facendo un lavoro così rischioso e lontano da casa.
Ci hanno detto che provano piacere a utilizzare le loro capacità e conoscenze per aiutare le persone in difficoltà, anche se a volte, nei viaggi più lunghi, sentono nostalgia della loro famiglia e a volte, nelle situazioni più difficili provano anche paura.
All’inizio sia i genitori di Nicola, sia quelli di Nicolò non approvavano le loro decisioni, perché speravano che i loro figli trovassero un lavoro tranquillo, vicino a casa. Poi però si sono convinti perché hanno capito che così i figli erano soddisfatti e facevano del bene all’umanità.
Noi siamo stati molto contenti di aver conosciuti loro e anche Armando, il terzo rappresentante che non è intervenuto, ma che è il responsabile genovese dell’organizzazione che si occupa di raccogliere fondi e di informare i cittadini del lavoro che Medici Senza Frontiere fanno in molti paesi del mondo.
Abbiamo capito quanto è importante il loro lavoro e per questo, secondo noi sono davvero “persone giuste” e coraggiose perché vanno in posti pericolosi, dove ci sono guerre o malattie contagiose, per aiutare e salvare bambini, uomini e donne che non conoscono neanche.
Nicola
Posted at 00:14h, 07 GiugnoCiao ragazzi sono Nicola. Sono onorato che ci abbiate incluso nell’albero dei giusti. Sono veramente felice di questo vostro riconoscimento per la nostra associazione e che vi siano rimaste così tante delle cose che ci siamo detti. Ho fatto leggere il vostro articolo a molti miei amici di Msf perché sono sicuro che farà molto piacere anche a loro. Un abbraccio e a presto.
Nicola