02 Giu La “Giusta” Liliana Segre
Sull’albero delle persone giuste della 3B della Scuola Durazzo sale Liliana Segre, grande donna, antifascista e reduce dell’olocausto. Eugenio C. ci riassume la sua biografia in questo intenso articolo.
Liliana Segre è un’antifascista italiana, reduce dell’Olocausto; è sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti di cui rimane ormai una delle poche testimoni.
Il 19 gennaio 2018 è stata nominata senatrice a vita dal nostro Presidente Sergio Mattarella.
- L’infanzia di Liliana Segre
Nata a Milano il 10 settembre 1930 in una famiglia ebrea, visse con suo padre, Alberto Segre, e i nonni paterni, Giuseppe Segre e Olga Loevvy. La madre, Lucia Foligno, morì quando Liliana non aveva neanche compiuto un anno. Di famiglia laica, la consapevolezza di essere ebrea giunse a Liliana attraverso il dramma delle leggi razziali fasciste del 1938, in seguito alle quali venne espulsa dalla scuola.
Dopo l’intensificazione della persecuzione degli ebrei italiani, fu nascosta presso amici, utilizzando documenti falsi.
Il 10 dicembre 1943 provò, assieme al padre e due cugini, a fuggire in Svizzera, ma i quattro furono respinti dalle autorità del paese elvetico.
Il giorno dopo venne arrestata a Selvetta di Viggiù. Dopo sei giorni in carcere a Varese, fu trasferita a Como e poi a Milano, dove fu detenuta per quaranta giorni: aveva solo tredici anni!
- Il viaggio di Liliana Segre ad Auschwitz
Il 30 gennaio 1944 Liliana venne deportata dal Binario 21 della stazione di Milano Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, che raggiunse sette giorni dopo.
Fu subito separata dal padre, che non rivide mai più e che sarebbe morto il successivo 27 aprile.
Il 18 maggio 1944 anche i suoi nonni paterni furono arrestati a Inverigo, Como, e furono deportati dopo qualche settimana ad Auschwitz, dove furono uccisi al loro arrivo, il 30 giugno.
Oggi la senatrice ricorda che negli ultimi due giorni di viaggio “ci fu quel silenzio essenziale, quel silenzio così importante, quel silenzio delle ultime cose che furono gli ultimi giorni per me con mio papà, all’arrivo su quella spianata di Aushwitz, divisi violentemente, gli uomini di qui, le donne di là, mi ritrovai sola; perché lasciai per sempre la sua mano, perché da quel giorno non lo rividi mai più. Oggi racconto ai ragazzi e dico a loro: non buttate la roba da mangiare, che c’è la fame anche adesso”.
Per molto tempo, non ha mai voluto parlare pubblicamente della sua esperienza nei campi di concentramento. Liliana Segre ricorda di non aver trovato in quegli anni orecchie disposte ad ascoltarla: “Era molto difficile per i miei parenti convivere con un animale ferito come ero io: una ragazzina reduce dall’inferno, dalla quale si pretendeva docilità e rassegnazione. Imparai ben presto a tenere per me i miei ricordi tragici e la mia profonda tristezza. Nessuno mi capiva, ero io che dovevo adeguarmi ad un mondo che voleva dimenticare gli eventi dolorosi appena passati, che voleva ricominciare, avido di divertimenti e spensieratezza”.
- L’anno delle leggi razziali
Era il 1938, l’anno della promulgazione delle leggi razziali. In Italia gli ebrei erano una ridotta minoranza. I Segre erano ebrei agnostici, piccoli borghese il cui capo famiglia era però stato ufficiale della Grande Guerra e a cui, in seguito, verrà ritirata la tessera.
“Come ne soffrì – ricorda Liliana – così fiero di essere italiano, non sapevano che essere ebrei solo per nascita sarebbe diventato motivo necessario e sufficiente, anche se folle, per essere odiati e fatti morire”.
- Liliana Segre oggi
“Stiamo morendo tutti, ormai siamo rimasti pochissimi, le dita di una mano, e quando saremo morti proprio tutti, il mare si chiuderà completamente sopra di noi nell’indifferenza e nella dimenticanza” dice la neo-senatrice a vita e sopravvissuta ad Auschwitz in una intervista.
La signora Liliana ora ha 87 anni e quando il Presidente Mattarella le ha telefonato per annunciarle la nomina a senatrice a vita non ci voleva credere.
Di andare a Roma lo aveva già in programma: il 27 gennaio è il giorno della memoria. Ma quando all’altro capo del telefono ha sentito: “Buongiorno, sono Mattarella” ha risposto: “Aspetti che prima mi siedo”.
- La testimonianza di Liliana
In occasione della giornata della memoria, il 24 Gennaio 2018, parlando agli studenti milanesi al Teatro degli Arcimboldi, la senatrice Segre è stata accolta da applausi a più riprese.
“Ogni anno io mi presento come una nonna. I miei nipoti ideali oggi siete voi davanti a me, e vorrei guardarvi negli occhi, abbracciarvi uno per uno, perché sono sicura che qualcuno di voi diventerà candela della memoria” ha esordito.
Poi un appello anche agli insegnanti: “Sento parlare di “gite” ad Auschwitz. Insegnanti che siete qua, non chiamatela mai “gita”. Quello ad Auschwitz è un pellegrinaggio, da fare in silenzio, possibilmente sentendo un po’ di fame e un po’ di freddo. Gita è una parola orribile per indicare i campi dove la persone sono morte solo per la colpa di essere nate”. “A voi, miei nipoti ideali io voglio insegnare la pace, l’amore, la libertà” ha concluso Segre, omaggiata al termine della sua testimonianza con un mazzo di fiori e una standing ovation.
- Alcune reazioni dei ragazzi alla testimonianza di Liliana
“Grazie per averci reso tutti testimoni attraverso la sua testimonianza”.
“Ascoltando la sua testimonianza, ho capito quanto sono fortunata, e che a volte io e i miei coetanei ci lamentiamo per cose insignificanti”.
No Comments