31 Gen Cronisti di classe: “Sardegna, la protesta dei pastori”
Il problema della protesta dei pastori sardi è molto semplice: il prezzo. Il costo del latte era veramente basso, addirittura 55 centesimi al litro per il latte di pecora e 44 centesimi per quello di capra.
Tutto questo accade a inizio febbraio 2019 e la protesta incomincia dagli allevatori che non accettano di produrre e rivendere il loro latte, ricavandoci pochissimo, se non nulla.
Il disappunto sfocia in una rivolta per coinvolgere l’opinione pubblica e gli abitanti sardi; si riesce, addirittura, a convincere la squadra di calcio Cagliari ad appoggiare la problematica. I pastori hanno bloccato la squadra nel luogo in cui si allena e sono scesi ad un compromesso che consisteva nel far indossare ai giocatori, durante il riscaldamento di una partita di serie A una maglia con scritto: “Solidarietà ai pastori sardi”.
Andando avanti nel tempo, la protesta inizia a peggiorare e a diventare più aggressiva: vengono assaltate le cisterne di latte, addirittura con armi da fuoco, oppure i caseifici. In questi ultimi vengono rotte le finestre e disperso il latte come, ad esempio, in Pinna di Thiesi dove vengono rovesciati 30.000 euro di latte.
La notizia della rivolta viene riportata tutti i giorni da giornali e telegiornali.
Questo portò il Governo italiano a trattare per alzare il prezzo del latte ovino e ci fu un blocco della protesta. La trattativa, durata oltre le otto ore con proposte e controproposte, non risolse il problema. I pastori non volevano far scendere il prezzo del latte sotto l’euro e tutto fu rimandato al 21 febbraio a Roma.
In quell’occasione due rappresentanti dei pastori sardi annunciarono che dovevano decidere tutti insieme e che non si poteva continuare così, perché in quei giorni avevano perso quindici milioni di lavoro. I pastori, anche se non erano soddisfatti del prezzo, erano fiduciosi di trovare un accordo. Passati alcuni mesi, in realtà, non è stato trovato nessun accordo. Con la minore produzione di pecorino romano, in parallelo alla quantità inferiore di latte, e con l’aumento della domanda del formaggio, il prezzo si è adeguato, alzandosi.
Ad agosto, nelle campagne sarde, è ricominciata la mobilitazione dei pastori per la vertenza latte.
Il vero problema non è solo il prezzo che, probabilmente, non raggiungerà l’euro, ma la mancanza di regole del settore. In questi mesi non c’è stato alcun dialogo o intervento strutturale.
I produttori chiedono più potere, certificazioni del latte di qualità, controlli sulle eccedenze di produzione e sanzioni.
Per questo serve la presenza delle strutture politiche e si spera che se ne occupi l’Oilo (Organismo Interprofessionale del Latte Ovino) che dovrebbe mediare tra i protagonisti di questo problema.
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