07 Feb Cronisti di classe: la spedizione nel Great Blue Hole
Il fascino e la bellezza del Great Blue Hole ha richiamato l’attenzione di subacquei e scienziati da tutto il mondo, per scoprire cosa si celi al suo interno.
Si tratta della seconda dolina marina più grande del mondo e si trova lungo la barriera corallina mesoamericana, nel mar dei Caraibi, in Belize. È una voragine blu di 300 metri di larghezza e 123 di profondità.
Il Great Blue Hole è stato esplorato per la prima volta negli anni ’70 dall’oceanografo Jacques Cousteau, che l’ha definito uno dei cinque siti migliori per effettuare immersioni subacquee. È solo di recente, grazie alla spedizione guidata dal nipote, Fabien Cousteau e dall’ imprenditore e fondatore della Virgin Richard Branson, che è stato possibile esplorarne le profondità.
La spedizione, che è partita alla fine del 2018 ed è stata trasmessa su Discovery Channel, ha permesso di ricostruire le origini del Great Blue Hole.
Durante l’immersione è stata scoperta la presenza di muri di stalattiti sul fondo: questo, secondo gli studiosi, suggerisce che la dolina è costituita da grotte che si sono formate in passato sulla terraferma e dimostra con quanta velocità e violenza gli oceani possano crescere nel corso dei secoli. Quella che un tempo era una cavità in pietra oggi è una voragine talmente profonda da risultare inospitale, dal momento che non vi arriva nemmeno l’ossigeno.
Eppure, qualcosa è riuscito ad insediarsi nelle profondità del Blue Hole. Non si tratta però, di spugne, stelle marine o pesci. Riportando le parole dello stesso Branson, “le uniche creature che minacciano l’oceano sono il cambiamento climatico e la plastica”.
Ciò che il team di esplorazione è riuscito a vedere sul fondale, infatti, sono solo centinaia di bottiglie di plastica. Una scoperta sconcertante che ha sottolineato, ancora una volta, quanto sia diffuso e preoccupante l’inquinamento ambientale.
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