17 Dic Oltre i limiti
La classe II A della Scuola Durazzo, insieme al prof. di Educazione Fisica, ha avuto l’occasione di vedere un documentario, “Rising Phoenix”, che riporta la nascita dei giochi paralimpici e presenta la testimonianza di nove atleti.
#annoscolastico2020-21
Vi condividiamo le nostre impressioni.
I nove atleti intervistati raccontano di come siano riusciti a far fronte ai problemi legati alla disabilità grazie alla loro grande forza di volontà e voglia di vivere.
Mattia
Le Paralimpiadi sono come delle Olimpiadi, quindi sono gare sportive mondiali, però sono per atleti “speciali”. Ognuno ha una storia diversa che spesso spiega il motivo della loro disabilità. Tutti però hanno una cosa in comune: lo sport. Esatto! Attraverso questo film ci hanno spiegato che è stato proprio lo sport a farli andare avanti nonostante le difficoltà che hanno impedito loro di fare molte cose. Ciò che più mi ha colpito sono stati i loro sorrisi, le loro parole, nonostante la loro infanzia disastrosa, la “perdita” di qualcosa che faceva parte del loro corpo, tutte le difficoltà che stanno cercando di superare, questi ragazzi avevano sempre il sorriso e proprio grazie a quello mi hanno fatto capire che, anche se cambia qualcosa intorno a noi, non per forza dobbiamo cambiare il nostro modo di essere.
Greta
La forza mentale fa parte del carattere, non si può studiare a tavolino. Si è
forte di testa se si riesce a restare sereni e divertirsi anche quando le cose non vanno bene e si riesce a non perdere la fiducia in se stessi, a puntare ancora più avanti e superare quel problema. Come diceva Mohamed Alì “cadere su un ring oppure fuori non importa, ma l’importante è rialzarsi ed essere ancora più forte“.
Nicolò
La storia che mi ha emozionato maggiormente è stata quella di Tatyana McFadden: nacque a San Pietroburgo nel 1989 affetta da spina bifida, una
malattia che le impedì di camminare sin da piccola. La madre naturale la
abbandonò in un orfanotrofio, il quale non poteva permettersi l’acquisto di una sedia a rotelle per lei. Così, per i primi sei anni della sua vita, Tatyana dovette camminare utilizzando le mani. Durante la sua permanenza nell’orfanotrofio incontrò Deborah McFadde che la adottò e la portò a vivere a Baltimora, negli Stati Uniti, dove si dedicò all’atletica leggera. Tra il 2004 e il 2014 vinse tante medaglie ai Giochi Paralimpici di Atene, Pechino e Londra. Fu la prima atleta in assoluto a riuscire a vincere tutte le gare di corsa durante un campionato mondiale.
Matilde
La storia mi ha colpito di più è stata quella Beatrice Vio, meglio conosciuta con il soprannome di Bebe Vio.
Nata a Venezia, è seconda di tre fratelli, e pratica scherma fin dall’età di 5 anni. All’età di 11 anni fu colpita da una meningite fulminante che le causò un’estesa infezione, con annessa necrosi ad avambracci e gambe, di cui si rese necessaria l’amputazione.
Questa malattia lascia sul suo corpo anche evidenti tracce: sono molte infatti le cicatrici che ricoprono il suo corpo ancora oggi. Dimessa dopo 6 mesi d’ospedale, riprese la scuola e decise di riprendere anche gli allenamenti di quello sport che le piaceva tanto, la scherma. Aiutata da riabilitazione motoria e da una particolare protesi progettata per sostenere il fioretto, è ancora oggi allenata dalle sue maestre di sempre.
Beatrice è la prima atleta al mondo a gareggiare con protesi a tutti e quattro gli arti. Da allora ha conquistato numerosi titoli di campionessa mondiale paralimpica nel fioretto individuale, e alle Paralimpiadi di Londra 2012 viene scelta come tedofora, e quindi incaricata di portare la fiaccola olimpica alla cerimonia inaugurale.
Diego ed Elena
La storia di Jean-Baptiste Alaize, un ragazzo francese miracolosamente sopravvissuto alla guerra civile del Burundi, mi ha colpito molto perché dopo tutto quello che ha passato non ha mai mollato. Ha perso una gamba ma è diventato campione di atletica, correndo con una protesi anche su strade sterrate! Mi ha fatto capire che se vogliamo una cosa, basta impegnarci e non tener conto degli ostacoli.
Qualche tempo dopo la visione del documentario, la nostra professoressa di inglese, la prof. Clelia Giordano, è riuscita a fissarci una videoconferenza con Francesco Bocciardo, un atleta disabile genovese che è riuscito a vincere tante medaglie di nuoto ai vari campionati mondiali (la più recente a Lisbona) nonostante non riuscisse a utilizzare le sue gambe. Credo che sia stato un onore riuscire a parlare con lui, e credo che tutti loro siano le persone più incoraggianti che possano esistere!
Camilla
Molto spesso questi atleti hanno subito situazioni avvilenti durante l’infanzia; vedevano che tutti gli altri bambini potevano compiere liberamente le loro attività mentre loro erano impediti da problematiche fisiche; questo ha procurato loro una grande forza morale che poi è stata riversata positivamente nello sport e che ha permesso loro di raggiungere elevati livelli.
La disabilità non è incapacità o inabilità ma semplicemente adattabilità.
Io personalmente li ammiro sia per la loro forza fisica e grande atletismo sia per la loro forza interiore che mi stupisce, affascinandomi.
Mario
La cosa che colpisce è che hanno passato di tutto, e loro non mollano mai! La forza che trovano per la vita arriva dal mondo dello sport. Pur avendo avuto storie traumatizzanti e soffrendo di handicap molto gravi, loro non si sono tirati indietro e hanno continuato a lottare.
Lavinia e Angela
Classe II A, “I FUORICLASSE”, Durazzo sede, a.s. 20/21
N.d.R.
Potete guardare il trailer del documentario Rising Phoenix qui. Saremo contenti se anche voi vorrete condividere delle impressioni o dei commenti.
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