L’effetto farfalla – Sofia D.

L’effetto farfalla – Sofia D.

Effetto farfalla – il punto di vista di Sofia D.

#annoscolastico2021-22

Ogni nostro comportamento o nostra decisione contribuisce a ciò che si manifesta nel breve o nel lungo periodo.

Ciascuna persona è almeno in parte responsabile di ciò che accade, potendo cambiare il presente e il futuro.
Sotto questo punto di vista, l’effetto farfalla diventa una vera e propria filosofia di vita e non solo una teoria fisica ed economica.
La metafora “il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo” sintetizza l’idea di interdipendenza alla base della società attuale.

La globalizzazione è infatti un processo di relazioni economiche, sociali, culturali, tecnologiche i cui effetti, sia negativi che positivi, si ripercuotono su scala mondiale.
Ogni persona nel suo piccolo contribuisce a tutto questo.

Ad esempio, quando acquistiamo un capo d’abbigliamento come una semplice T-shirt di cotone non riflettiamo fino in fondo su ciò che questo comporta e che può avere comportato. Sul momento siamo felici per l’acquisto; abbiamo comprato una cosa che ci piace, magari a un prezzo conveniente, siamo soddisfatti per l’affare fatto e in qualche modo abbiamo anche contribuito a “far girare l’economia”.

I consumi aumentano, l’economia ne beneficia, almeno in senso teorico.

Supponiamo poi di venire a sapere che quella T-shirt che ci piace così tanto è stata prodotta in una fabbrica di un paese dove non vengono tutelati i diritti dei lavoratori.

Sebbene inconsapevolmente, anche noi diventiamo in qualche modo complici di un illecito; indirettamente con il nostro acquisto finanziamo qualcosa che va contro il sistema normativo e che di fatto è un comportamento contrario sia alla legge che all’etica.

Quello che ognuno di noi può fare è leggere meglio le etichette dei capi d’abbigliamento come di qualsiasi altro prodotto. Non sempre è presente, ma a volte viene specificato da dove proviene il tessuto, dove è stato lavorato e in che modo è stato prodotto.

Il “Child Labor Free”, ad esempio, è una fondazione neozelandese che ha introdotto una serie di etichette che certifica che gli abiti siano prodotti senza l’utilizzo di lavoro minorile.

L’etichetta è una vera e propria carta d’identità della merce, e imparare a leggerla può dare diverse informazioni tra cui i bollini di certificazione di qualità. Ad esempio il “Bollino Etico Sociale” garantisce, da parte dell’azienda, l’assenza di sfruttamento dei lavoratori, l’assenza di violazione dei diritti umani secondo quanto stabilito dall’Organizzazione Internazionale del lavoro, dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Onu.

Un altro indicatore utile è il marchio Fair Trade che certifica prodotti realizzati senza sfruttamento dei lavoratori e dell’ambiente tutelandolo ed evitando l’inquinamento.

Ci piace una T-shirt? Acquistandola ci sentiamo felici, almeno sul momento e contribuiamo, sebbene in minima parte, all’economia del Paese ma cerchiamo di farlo in modo consapevole, acquisendo più informazioni possibili sulla provenienza per non finanziare illeciti ed evitando acquisti inutili e superflui che contribuirebbero solo ad alimentare rifiuti e inquinamento.

Essere consumatori consapevoli vuol dire prendere in considerazione non solo il prezzo e la qualità del prodotto, ma anche e soprattutto gli effetti sociali, umani e ambientali della produzione e del ciclo di vita del prodotto nel suo insieme.

Sofia D., Classe III L, GLI SQUADRATI, Scuola Durazzo Sede, a.s. 21/22

N.B. Da questo link è possibile tornare all’introduzione per continuare la lettura degli altri articoli sullo stesso tema.

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