Il pupazzo

Il pupazzo

Era una calda mattinata d’inverno quando tutto cominciò. Scesi in salotto per fare colazione quando il telefono squillò:”Pronto, chi è?”.

Era un corriere e mi avvertiva che sarebbe arrivato un pacco da molto lontano. Ricordo che aspettai più di un’ora e spazientita mi diressi verso il telefono quando qualcuno suonò alla porta.
Un pacco misterioso aspettava davanti all’uscio di casa. Mi avvicinai per prenderlo, ma notai che era già stato aperto.

Il pupazzo

Senza pensarci due volte rientrai in casa però il pacco era magicamente apparso sul tavolo della cucina:”Come avrà fatto?”esclamai scioccata, sempre tenendo d’occhio la scatola.

Camminai lentamente verso il tavolo e controllai l’involucro senza distogliere lo sguardo, ma da quel momento in poi non accadde più nulla di strano. Infine mi feci coraggio. Ruppi il cartone. C’era un bellissimo pupazzo, si chiamava Slappy.

Era di legno, aveva i capelli castani, leggermente ondulati, dipinti sulla testa di legno. Lo sollevai cautamente e osservai il suo volto. Era… non so dire… intenso… strano. Aveva gli occhi di un azzurro vivace e le labbra, di un rosso vermiglio, accennavano ad un sorriso misterioso.

Mentre lo sollevavo ebbi l’impressione che mi guardasse negli occhi. Avrei anche giurato che il suo sorriso si allargasse. Avvertii un brivido improvviso… Incominciai a osservarlo e a toccarlo ma sembrava tutto a posto. Poi un particolare attrasse la mia attenzione. Era qualcosa di giallo, un foglietto che spuntava dal taschino. Quando lo lessi rimasi stupita.

Qualcuno aveva scritto una formula misteriosa in una lingua a me sconosciuta. Aggrottai la fronte e lessi le parole ad alta voce, lentamente. ”Karru marri odonna loma lononu karanno ù: che cosa vorranno dire?”, pensai. Poi abbassai lo sguardo verso Slappy. In quel momento vidi le sue labbra contrarsi. Il pupazzo mi guardò dritto in faccia e mi fece l’occhiolino.

Il batticuore prese il sopravvento e cominciai ad ansimare: ”Come è possibile?” balbettai. Scioccata mi sdraiai sul divano, priva di forze. In un secondo momento la testa iniziò a girare, gli occhi si appannarono e non vidi più niente.

Quando ripresi conoscenza tutto sembrava più tranquillo e l’ansia, non ancora cessata, si dissolse nella tranquillità più assoluta.

Improvvisamente migliaia di tenebre oscure si impadronirono del pupazzo, la casa prese fuoco e mi ritrovai al centro dell’inferno. Demoni fantasma si aggiravano mentre il pupazzo posseduto sputava sangue e gridava con il suo ghigno malefico. Poi i demoni si riunirono in cerchio e iniziarono a pronunciare un rito spirituale. Nello stesso tempo il pupazzo si ingrandì e man mano prendeva fuoco. Ogni secondo che passava mi sembrava di vivere un giorno. Per finire si sentì uno scoppio come di una bomba atomica e un urlo acutissimo che, magicamente, fece scomparire tutto.

Giuro, ancora un momento e sarei morta

Davide P. classe 5 B scuola Gianelli

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